SOTTO L’OMBRELLONE: IL TENNIS L’HA INVENTATO IL DIAVOLO
In una sua recente intervista, Adriano Panatta rivela un dettaglio che molti amici gli fanno notare: lui di tennis non parla mai. Sarà vero? Di certo, di tennis ama scrivere. Dopo il ritiro dai campi da tennis, si è più volte reinventato: campione mondiale di Offshore, telecronista, Assessore allo Sport, scrittore.
Nel 2014, con Lei non sa chi eravamo noi, ha descritto gli irripetibili anni Ottanta e soprattutto il rapporto con Paolo Villaggio, amico fraterno e coautore del libro. Quattro anni dopo, Il tennis è musica sviscera le prodezze di gioventù a partire dal ’68, l’anno che cambia la società occidentale ma anche gli scenari sportivi, complice la nascita dell’era Open. Il libro è scritto in collaborazione con Daniele Azzolini, giornalista che ha affiancato Panatta anche nella stesura dell’opera ad oggi più ambiziosa, Il tennis l’ha inventato il diavolo.
Pubblicato nel 2019, il testo propone una visione dello sport dantesca: la narrazione, articolata in nove gironi infernali, tratteggia un racconto tutt’altro che edulcorato, bensì vissuto, lacerante, intenso. Partendo da una citazione di Goran Ivanišević, ex tennista e allenatore croato, Panatta afferma che “il tennis è l’unica disciplina che ti obbliga a giocare contro cinque avversari: il giudice di sedia, il pubblico, i raccattapalle, il campo e te stesso”. E l’avversario oltre la rete? “Anche lui, sì, ma conta meno”.
Non concede sconti, Ascenzietto. Di girone in girone, il campione-scrittore spiazza chiunque sia convinto di conoscerlo, il campo da gioco, e stupisce con gli aneddoti unici di uno che la grandezza l’ha vissuta sia come protagonista che come spettatore diretto. Nel suo inferno personale c’è posto per tutti: donne e uomini, buoni e cattivi, bambini prodigio e adulti allo sbando. Pagina dopo pagina, il diavolo sembra sempre dietro l’angolo, e forse è proprio lo sport – sì, quello sport che dietro ai clamori e alle coppe e alle medaglie luccicanti può nascondere meccanismi diabolici.
Non mancano comparsate di colleghi FILA, come Ion Țiriac che, con Panatta ha condiviso la nascita dell’era magica WHITE LINE: l’autore ricorda il tennista rumeno per la versatilità e le battute taglienti. Ma di passaggi arguti ce ne sono molti nel libro del campione romano, e noi ve ne consigliamo la lettura. Attenzione, però: il diavolo è nei dettagli, ma a quanto sembra sa insinuarsi anche sui campi da gioco.