BORDOCAMPO: FRANCO DE AMBROGIO

29 Aprile 2022

Di solito siamo noi a prendere l’iniziativa, ovvero a coinvolgere i protagonisti FILA nelle interviste che hanno reso Bordocampo uno degli appuntamenti più gettonati per gli appassionati del marchio biellese. Ovviamente, però, esistono le eccezioni. È il caso del recente incontro con il tennista alessandrino Franco De Ambrogio, che lo scorso mese ci ha contattati personalmente per donarci del materiale fotografico inedito al nostro Archivio. L’occasione si è rivelata perfetta per chiacchierare degli anni targati FILA, compreso il servizio fotografico – pubblicato su L’Uomo Vogue nel 1974 – che lo ha reso protagonista del primo exploit sportivo su una testata fashion in Italia.

Signor De Ambrogio, da dove nasce la passione per il tennis che l’ha poi resa una delle prime significative sponsorizzazioni FILA?

FRANCO DE AMBROGIO: Ho iniziato a giocare nel cortile di casa insieme a mio fratello maggiore: i nostri genitori frequentavano il Tennis Club di Alessandria per giocare a bridge, il debuto sulla terra rossa non tardò ad arrivare. In pochi anni si formò un bel gruppo che includeva, tra gli altri, Antonella Albini, Corrado Barazzutti, Roberto Lombardi. Vivevamo letteralmente sui campi. Giunsero i primi risultati: vinsi i campionati italiani di terza in doppio e l’anno seguente cominciai a lottare nella serie cadetta per i colori del T.C. Monviso. Lì conobbi Paolo Bodo, che mi prese sotto la sua ala aiutandomi a migliorare nella tecnica. Giocammo insieme i campionati a squadre di seconda categoria vincendo quasi sempre il doppio insieme. Mi parlò dei suoi progetti all’interno di FILA e della nascita del cosiddetto “tennis a colori”. Fino ad allora, infatti, giocavamo sempre vestiti di bianco, qualsiasi altra nuance era bandita.

Oggi è piuttosto comune adocchiare atleti sulle riviste patinate, ma nel 1974 lei, Paolo Bertolucci, Adriano Panatta, Fabio Savoldelli e Ion Țiriac siete stati i primi. Che ricordi ha dell’epico servizio fotografico apparso su L’Uomo Vogue?

FDA: Un giorno FILA mi invitò a Milano per un servizio fotografico, per L’Uomo Vogue appunto. Rappresentare un marchio così prestigioso sulla rivista di moda più importante fu per me un evento molto eccitante. All’appuntamento incontrai Paolo Bertolucci, Adriano Panatta e Fabio Savoldelli, amici coi quali condivisi tutta la mia carriera juniores. Fu anche l’occasione in cui ebbi il piacere di conoscere Ion Țiriac, membro della squadra rumena di Coppa Davis. Trascorremmo la giornata tra flash, strani ombrelli sul set e macchine fotografiche, cambiando le tenute tennistiche in continuazione.

Modelli davanti all’obiettivo, compagni di gioco sulla terra rossa. Chi erano i suoi preferiti?

FDA: Ovviamente Adriano (Panatta, nda) era dotato di una classe, un’eleganza e facilità nel gioco inarrivabili. Era un fenomeno già da ragazzo: la prima volta in cui lo incontrai fu in occasione di un torneo giovanile a Cesenatico, già lì mi resi conto che sarebbe entrato nell’Olimpo mondiale. Curiosamente nello stesso torneo giocava anche Paolo Bertolucci, il più bel rovescio che mai visto, che spettacolo! Bravissimo anche Fabio Savoldelli, che conquistò la prima categoria senza fatica ma smise presto per dedicarsi agli studi di ingegneria. A detta di tutti, sarebbe entrato in squadra in Coppa Davis. Peccato, oltre ad essere un forte giocatore era un grande amico.

I suoi esordi si accompagnano all’esplosione mondiale di WHITE LINE, la linea tennistica FILA. Cosa si provava ad indossare, all’epoca, ad indossare capi dall’animo rivoluzionario?

FDA: Dopo il servizio fotografico per L’Uomo Vogue iniziammo la stagione sulla terra rossa. Ci guardavano tutti con stupore e grande ammirazione, inclusi gli invidiosi tradizionalisti che ci criticavano. Nelle sedi dei vari tornei erano sempre presenti centinaia di edizioni del giornale con le nostre foto: fu un successo strepitoso, nei negozi FILA era il marchio dominante. L’abbigliamento, effettivamente, era estremamente comodo, piacevole da indossare, esteticamente bellissimo. Era una gioia rappresentarlo!

Oggi si occupa di tennis anche nelle vesti di coach. Qual è il miglior consiglio che sente di dare ad un giovane atleta?

FDA: Su Il Tennis Italiano sto intervistando molti ex giocatori che raggiunsero livelli ragguardevoli sia a livello nazionale che internazionale. In chiusura di intervista, tutti consigliano gli esordienti di non abbandonare gli studi troppo presto e di valutare che scalata le vette più alte è sempre più difficile e dispendioso. Guadagnano in pochi e girare il mondo costa tanto. Il tennis deve essere in primo luogo un divertimento: se un giovane lo considera un lavoro, ha sbagliato in partenza. L’unico sacrificio è portare a termine gli studi. Bisogna ricordarsi che in un torneo perdono tutti, tranne uno: non dobbiamo demotivarci, quindi, per le sconfitte, decisamente più istruttive delle vittorie. Infine, a proposito di FILA, entrare sempre in campo puliti e ordinati nell’abbigliamento, è una prerogativa dei grandi giocatori: Borg docet!

Franco De Ambrogio