110: Dietro la teca

13 Gennaio 2021

Sto sognando? In questa sala imbevuta di silenzio, è un dubbio che spesso mi viene. Osservo i volti degli atleti sui muri, le braccia che stringono coppe e medaglie lucenti, mi convinco che sì, probabilmente sto sognando.

Esco poche volte da questo rifugio, quando accade mi trattano con i guanti. Letteralmente. Mani esperte mi curano, proteggono, ogni gesto infonde cautela. Mi domando cosa abbia fatto per meritare queste attenzioni. Il mio, in fondo, è un animo semplice. Non sono un vanitoso broccato, non conosco l’alterigia della seta. Vado fiera delle mie fibre di puro cotone, questo sì. Della purezza dell’acqua che mi ha fatto nascere e che ancora vedo scorrere lungo i monti biellesi – piccoli, lontani puntini dietro alle finestre.

Un giorno, sempre dalla mia comoda teca, sento che qualcuno parla di me. Origlio. Una voce esperta racconta che la mia morbidezza deriva da macchinari strani chiamati tubolari. Grazie ad essi, dice, il mio calore è in grado di avvolgere il corpo umano sotto strati di tessuto. Straordinario, penso: mi piace l’idea di difendere, sono un’agente speciale. Ma non è finita. La voce esperta aggiunge che il mio destino non è quello di rimanere sepolta sotto i vestiti, nascosta. Perché io sono il vestito. Prima di me, sui campi, gli atleti sono anonimi, spenti. Hanno bisogno di me per entrare nella leggenda.

Lo ammetto, mi piace il suono di queste parole. Sarò semplice, ma ciò non mi impedisce di provare un pizzico di sano orgoglio. Vivere in un sogno, far sognare gli altri.
Dietro la teca il mondo ha il contorno sfocato di un bel ricordo.
Le linee – parallele, impeccabili – guardano ogni giorno in direzione della vittoria.