Creativi in FILA: Lucrezia Marcelli

16 Dicembre 2020

Siamo onesti: quando abbiamo lanciato il contest Creativi in FILA, con il quale abbiamo mappato i giovani talenti del panorama artistico italiano, non immaginavamo la vittoria di un’opera intangibile, non ‘fisica’. Invece lo scorso 16 novembre la nostra giuria ha decretato il trionfo di Lucrezia Marcelli, giovanissima studentessa e sound designer romana. Classe 2001, Lucrezia ha sbaragliato 135 opere concorrenti con AncestrAli, brano da lei composto e realizzato per immaginare le sonorità di una finale di tennis che passa alla storia: nella fattispecie, quella di Bastad 1974, agli US di Svezia, che vede sfidarsi i due volti FILA Björn Borg e Adriano Panatta. L’artista ha lavorato sulla struttura del crescendo e imbastito una soundtrack pulsante, scandita dai rimbalzi di una pallina che ricorda il battito cardiaco. Ascoltando i due minuti di AncestrAli – gli archi, il beat, l’ovazione della platea in sottofondo – quell’opera solo apparentemente immateriale si tramuta in un’immagine vivida, carnale, l’eco di un passato glorioso proteso verso il futuro.

Lucrezia, qual era il tuo rapporto con FILA prima del lancio del contest che hai vinto?

«È stato strano, perché prima di mettermi all’opera non mi ero mai resa conto del fatto che chiunque intorno a me l’indossasse! È stata una vera epifania, ma in fondo parliamo di un marchio che fa parte della cultura italiana e della sua tradizione tessile. Ritengo che le sue linee siano una perfetta commistione di sintesi ed eleganza, ambizione che investe anche la mia pratica artistica.»

Raccontaci del modus operandi con cui hai costruito AncestrAli.

«Fin da subito ho deciso di lavorare sull’impostazione del crescendo, il mio obiettivo era quello di proiettare l’ascoltatore in quel preciso anno, in quel luogo, quell’atmosfera. Volevo ricreare una sensazione di pathos antecedente al match (dunque legata alla concentrazione dell’atleta), ma anche post-match: una condizione psicologica, intima, che prescinde dalla vittoria. Nonostante possieda una library piena di suoni e campionamenti, per la prima volta ho voluto sfidare me stessa, componendo libera da influenze esterne. Ripensandoci, però, nell’inconscio avevo presente il lavoro di Paolo Buonvino (autore delle musiche de I medici e Doc – Nelle tue mani, ndr), maestro nell’individuare una specifica sonorità per ogni azione dell’essere umano.»

Quali altri generi e artisti sono per te un riferimento?

«Sono cresciuta con la musica di Genesis, Pink Floyd e Stevie Wonder. Mi appassiona ascoltare Jazz Fusion e Nu Soul: in entrambi i casi il sound contemporaneo deriva dalla commistione di elementi tradizionali e strumentazione elettronica.»

Come vedi la presenza femminile nel panorama musicale di oggi?

«Rispetto ai colleghi uomini siamo sicuramente molte meno, anche all’interno delle scuole specializzate. Forse perché si tratta di un lavoro che tendiamo ad associare a una sfera puramente tecnica, ma in realtà in esso c’è molta creatività, caratteristica che di contro collego alla sfera femminile. Le cose stanno però cambiando, come in molti altri settori lavorativi.»

A proposito di lavoro: nonostante tu sia ancora studentessa, sembri molto determinata rispetto al tuo futuro da sound designer. Che definizione daresti a questa professione?

«Un sound designer è uno storyteller, al di là di ogni supporto o riferimento visivo. Un lavoro che richiede studio, ricerca, spirito di osservazione verso il mondo circostante e la sua ricchezza di suoni (io che vivo a Roma lo so bene!). Fino a qualche tempo fa mi immaginavo legata alla produzione musicale, oggi invece sono determinata a proseguire su questo cammino, volto alla modellazione dell’identità sonora di un’azienda o di un prodotto. Sempre sulle tracce di uno stile sintetico e dinamico al contempo, proprio come me.»

Lucrezia Marcelli (Roma, 2001) vive e studia a Roma
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