Bordocampo: Sabrina Rocca

23 Settembre 2020

Catturati dalla pratica dell’artista torinese, abbiamo deciso di affidarle la realizzazione dell’immagine guida del nostro decennale: una reinterpretazione del mitico logo FILA affidata proprio a due bambini che, immortalati di schiena, apportano le ultime modifiche alla realizzazione di un’enorme F-Box murale. Rocca sarà anche Presidente della Giuria di Creativi in FILA, il nostro contest dedicato agli artisti emergenti: l’abbiamo raggiunta su Skype per chiacchierare di pittura, sport, diritti. E di moda, ovviamente!

Quali sono i tuoi ricordi legati a FILA?

«Da piccola giocavo a tennis e quell’inconfondibile polo bianca era il sogno di un’intera generazione. Era però qualcosa che dovevo conquistarmi, dentro e fuori dal campo, ad esempio con i bei voti a scuola. Lavorare al progetto per Fondazione FILA Museum mi ha concesso di rievocare la spensieratezza di quel periodo e di riflettere sul concetto di conquista, parte integrante della donna che sono oggi. Non solo: la visita al vostro museo e lo studio dell’F-Box hanno subito fatto emergere il mio amore per la Pop Art e per artisti come Robert Indiana. Posso dunque affermare che FILA e il suo DNA mi appartengono molto più di quello che avrei potuto pensare!»

Cosa pensi delle frequenti ibridazioni tra arti visive e fashion?

«Penso che siano importanti e significative: già negli anni Sessanta, proprio mentre esplodeva la Pop Art, designer come Yves Saint Laurent attingevano a piene mani dalla storia dell’arte, come nel caso del famoso abito ispirato ai dipinti di Mondrian. La moda ha la capacità di veicolare i messaggi su larga scala e questa è per un artista un’opportunità enorme. In passato, assieme a un’amica designer, mi era già capitato di misurarmi con il mondo del fashion, ma ovviamente la chance offertami adesso da FILA è un grande onore.»

I tuoi dipinti – inclusa l’immagine che hai realizzato in esclusiva per il nostro decennale – conducono l’attenzione su temi quali l’identità, i diritti e la rappresentazione dell’immaginario infantile. Da dove ha origine questa ricerca?

«Nell’ultimo anno e mezzo il dibattito sul cambiamento climatico e la diffusione della pandemia hanno portato all’attenzione del mondo temi cruciali: personalmente ho riflettuto molto su quanto le generazioni ‘adulte’ come la mia stiano creando oggettivi problemi per i nostri figli. Con che occhi potremo guardarli un giorno?, mi domando. In tal senso, le mie opere non vogliono essere una semplice rappresentazione della realtà infantile, ma anche un monito di responsabilizzazione nei confronti dei miei coetanei. Ho svolto numerosi laboratori artistici nelle scuole e ho notato che nei bambini le questioni etiche e civili sono molto più radicate che nei loro genitori, con i quali mi confrontavo a fine percorso. Dopo la mia visita in Fondazione ho fatto un sondaggio tra le figlie e i figli adolescenti dei miei amici e ho scoperto che tra i loro coetanei FILA va fortissimo: mi piace l’idea che il logo F-Box li ‘incornici’ assieme alle loro speranze e ai loro sogni.»