Fonti: il fascino discreto delle diapositive
In The Wheel, episodio finale della prima serie di Mad Men andato in onda sulla rete americana AMC nel 2007, il pubblicitario newyorkese Don Draper (Jon Hamm) viene incaricato dalla Kodak di trovare un modo accattivante per lanciare la ruota stereoscopica nei primi anni Sessanta. In uno dei monologhi migliori del telefilm, Don racconta che nessuna tecnologia può essere raccontata senza emozioni. Per convincere i suoi clienti di ciò, proietta in ufficio una serie di diapositive private, che immortalano la sua famiglia e il suo matrimonio in momenti felici del passato. In fondo, anche noi la pensiamo come il capo della Sterling & Cooper: una diapositiva è tutto fuorché un medium freddo. Al contrario, quel piccolo quadratino è depositario di un universo che si è fatto foto, non prima di aver attraversato secoli di innovazione e cambiamento.
Le diapositive, che accompagnano la fotografia fin dall’Ottocento, si caratterizzano come immagini positive su un supporto trasparente. Affinché la pellicola ne consenta la visione deve essere attraversata dalla luce: essa, direttamente o tramite proiezione, può rivelare una fotografia in bianco e nero o a colori. In quest’ultimo caso è doveroso citare i padri del cinema, i Fratelli Lumière, che avevano inventato un’emulsione ricoperta di un finissimo strato di granuli di fecola di patate colorati che fungevano da filtri sia nella ripresa che nella visione dell’immagine: lo stesso principio è stato poi ripreso nel 1985 da Polaroid per la sua pellicola 35 mm istantanea Polapan, in cui il ruolo dei granuli di fecola veniva svolto da una trama di sottilissime righe rosse verdi e blu.
Si basava invece sulla sintesi sottrattiva il Kodachrome, una delle pellicole più apprezzate dai professionisti: si distingueva per la precisione e la naturalezza dei colori, nonché per il quasi inesistente degrado nel tempo. La sua struttura, tuttavia, richiedeva un procedimento di sviluppo molto complesso, il Kodak K-14, che faceva sì che le pellicole potessero essere trattate solo in laboratori selezionati. Il 22 giugno del 2009 la Kodak comunicò la cessazione definitiva della produzione di questa pellicola e lo sviluppo dell’ultimo rullino avvenne il 30 dicembre 2010, ponendo fine a un’era.
Se la tecnologia le relega nel passato, nel nostro Archivio le diapositive hanno un ruolo nel presente, tanto che i faldoni che le raggruppano vengono conservati in una sala a sé. Colori diversi individuano tipologie diverse: rossi gli atleti, verdi gli shooting, blu le prove d’uso. Unita ad ulteriori classificazioni (prima fra tutte quella cronologica), questa suddivisione agevola le ricerche storiche e soprattutto un processo di digitalizzazione del materiale archivistico ormai focale nella Mission della Fondazione. La recente adozione di faldoni dotati di QR code (e collegati a un’app che velocizza i processi di analisi dati) rinsalda ulteriormente questa vocazione, ricordandoci che laddove esistono passione e dedizione per la storia nessuna tecnologia è davvero obsoleta.