Sound On: Stevie Wonder
Il 13 maggio 1950 Steveland Morris – questo il suo vero nome – nasce a Saginaw, Michigan: il suo è un parto eccessivamente prematuro, al punto da causare la retinopatia che lo renderà non vedente sin dalle primissime ore di vita. Né questo evento, né le umili origini, comunque, ostacolano il suo destino di enfant prodige musicale: polistrumentista fin dalla tenera infanzia, a tredici anni sceglie il nome d’arte di Stevie Wonder per debuttare con Fingertips, il singolo con cui nel 1963 giunge in vetta alla Billboard Hot 100. Stevie suona con maestria il basso, il pianoforte, la batteria, le percussioni e la mitica armonica a bocca. Guidato dalla Motown – la casa discografica che contribuisce al successo mondiale dei più importanti artisti black – saprà affinare e arricchire il linguaggio dell’R&B, in particolare con i synth e le sovraincisioni della voce che hanno reso il suo touch inconfondibile.
La parabola di Stevie Wonder è unica non solo perché segnata da un talento irripetibile, ma anche perché accompagnata dalla ricerca di un sound dal respiro il più ampio possibile, capace di cancellare i limiti imposti dal reale. Il suo repertorio annovera il funk più tirato (Superstition), la ballad (You Are the Sunshine of My Life), la denuncia (Big Brother), la sperimentazione (nell’album The Secret Life of Plants utilizza uno dei primi sampler della storia per campionare i suoni di uccelli ed insetti).
E benché la parte più significativa della sua produzione si condensi tra gli anni Settanta e Ottanta, la sua musica ha ispirato artisti di più generazioni, come confermano le collaborazioni con Michael Jackson, Mark Ronson, Daft Punk, Will Smith, Pharrell Williams, Ariana Grande.A settant’anni, Stevie Wonder e il suo sorriso – smagliante sotto gli occhiali da sole – rimangono un faro. Esattamente come il suo look, che nel tempo è sempre stato fresco, variopinto, impareggiabile esempio di coolness.
Lo conferma anche il nostro Archivio: negli anni Ottanta, nel pieno della sua fase disco, Stevie indossa più volte capi White Line in studio di registrazione. Le felpe, accarezzate dai dreadlock e dalle perline, si arricchiscono così di una nuova vibrazione, regalando un ritmo inedito alla nostra storia.