Bordocampo: Marta Benedetto

28 Luglio 2021

Nella sua carriera Marta Benedetto ha contribuito alla crescita di FILA con professionalità, dedizione e passione impareggiabili. Doti che hanno convinto Gene Yoon a nominarla Vice Presidente di Fondazione FILA Museum, la realtà che preserva e racconta la storia di un marchio che ha ancora molto da dire. L’abbiamo intervistata per il nuovo appuntamento con Bordocampo, la nostra rubrica di interviste!

Dottoressa Benedetto, durante gli anni degli studi in Giurisprudenza avrebbe mai immaginato la carriera che ha poi intrapreso in ambito aziendale? Com’è avvenuto l’incontro con FILA?

«Assolutamente no: volevo diventare avvocato ed intraprendere la libera professione, come inizialmente ho fatto per circa sei anni. Devo dire che la decisione di lasciare la libera professione per entrare all’ufficio legale FILA non è stata immediata. Il tutto avvenne in quanto un mio ex collega, il mitico Fabrizio Caretta che già lavorava per l’azienda, decise di andare a lavorare per un altro marchio fashion. Fabrizio mi prese per sfinimento convincendomi a cambiare e sostituirlo. Il colloquio con Giancarlo Nicolazzini (HR Director di FILA) e Franco Maula (General Counselor di FILA) durò 5 minuti: 15 giorni dopo fui assunta, mai avrei pensato di restarci così a lungo! Certo, da quel lontano anno 2000 moltissime cose sono cambiate e le occasioni di crescita professionale all’interno di questo gruppo sono state incredibili. Mai scelta di vita è stata più azzeccata!»

Aveva già conoscenza del marchio biellese?

«Certo che sì, da ragazza ero in un club agonistico di sci, la mia più grande passione fino a qualche anno fa. Erano gli anni di Valanga Azzurra, ricordo ancora la mia prima giacca FILA. Nel piccolo negozio sportivo del mio paese era venduta a 500.000 lire, una fortuna che allora non potevo permettermi: tuttavia la ricevetti come regalo di Natale e la indossai per i successivi dieci anni!»

Dott.ssa Marta Benedetto – 2005

Quali sono, a suo avviso, i volti e gli sportivi più rappresentativi della tradizione FILA?

«Ricordo ancora l’emozione del primo incontro dal vivo con Alberto Tomba durante il FILA Sprint del 2003 a Bressanone. Arrivai in ritardo per la cena, entrai nella sala non sapendo che ci sarebbe stato anche lui. È stata un’emozione poter sciare in sua compagnia il giorno successivo, non lo dimenticherò mai: durante la discesa riuscivo a stare al passo…ma solo perché lui scese su una gamba sola!»

Nel 2010 è iniziata una nuova avventura, che la vede nel ruolo di Vice Presidente di Fondazione FILA Museum a Biella. Come è cominciato tutto?

«Il Gruppo FILA ha affrontato degli anni difficili, la vendita del Gruppo da parte di HDP fu annunciata meno di un anno dopo il mio arrivo. In 21 anni ho cambiato ben 4 proprietà e non so nemmeno più quanti amministratori delegati. È stata un’esperienza professionale notevole, ho imparato moltissime cose. La fortuna per me è stata di trovarmi sempre al posto giusto al momento giusto, ed avere dei referenti che mi supportavano professionalmente affidandomi sempre nuovi incarichi. La svolta avvenne nel 2005 quando la mia nuova referente, Jennifer Estabrook, mi affidò la gestione dell’ufficio legale europeo. Dopo circa due anni mi affidò anche la gestione del personale. Nel 2010, quando FILA Europe si trovò in serie difficoltà, mi fu affidata la responsabilità del piano di ristrutturazione, l’incarico nella Fondazione arrivò dal Presidente Gene Yoon a seguito del completamento del suddetto. Il Presidente volle istituire Fondazione FILA Museum per preservare la storia del marchio nella città natale ed era in cerca di un referente locale per la gestione delle attività.»

La Fondazione e le sue attività si sono ampliate e strutturate esponenzialmente nel corso degli anni: quali sono i traguardi di cui è più orgogliosa?

«Sicuramente essere riusciti a creare nuove opportunità lavorative ed aver riportato Biella e l’Italia come interlocutore e parte integrante del Gruppo FILA. La Fondazione gioca un ruolo molto importante all’interno del Gruppo. È il collante tra le diverse realtà dei partner FILA che sono prevalentemente licenziatari. Il compito della Fondazione è quello di guidare, raccontare supportare i partners offrendo loro spunti del passato glorioso di FILA per lo sviluppo del marchio.»

In occasione del contest 110 modi di fare SPORT, lanciato la scorsa primavera, avete celebrato le forme di espressione 2.0 e guadagnato nuovi target di audience. Nondimeno, si è anche cimentata nel ruolo di giudice al fianco di Ciccio Graziani e Andrea Lucchetta: ci racconta com’è andata?

«È stato entusiasmante. Non ho un background creativo, ma ogni volta che ho la possibilità di cimentarmi in settori non proprio attinenti alle mie competenze ne sono felice, perché imparo cose nuove accrescendo la mia esperienza. Ciccio Graziani e Lucchetta non sono più semplici Ambassador, sono ormai parte integrante della famiglia FILA. La difficoltà maggiore? Quella di dover premiare solo tre vincitori…personalmente avrei portato sul podio tutti i concorrenti!»