COLOR PALETTE: L’ARANCIONE

3 Luglio 2024

La maggior parte delle nuance che vi stiamo raccontando in questi mesi hanno storie secolari, persino millenarie. Non è certo il caso dell’arancione, la tinta secondaria ricavata dall’unione di giallo e magenta, la cui conoscenza è infatti successiva alle imprese mercantili dell’era moderna.
Nel XVI secolo l’Europa inizia ad importare albicocche dall’Oriente: un frutto nuovo, succoso, che richiede l’utilizzo di termini sino ad allora assenti. Arriveranno con la diffusione di un agrume, l’arancia, che ispirerà il nome del colore (naaranji, dall’arabo, e naranja, dallo spagnolo). Finalmente quel rosso pallido, già avvistato nelle opere d’arte, assume un senso differente: aranciate sono ad esempio le vesti di Pomona, dea romana dell’abbondanza fruttuosa, che a partire dal Rinascimento viene riscoperta e celebrata da una nuova generazione di maestri.

In breve tempo l’arancione – e il mondo ad esso connesso – seduce la cultura popolare. Una leggenda spagnola racconta che un giorno un re ricevette in dono da una bellissima fanciulla un albero d’arancio. Durante una visita un ambasciatore lo scorse nel giardino del castello, chiedendo se potesse riceverne un ramo. In seguito al rifiuto del sovrano, l’ambasciatore avanzò la medesima richiesta al giardiniere di corte, che eseguì ricevendo in cambio cinquanta monete d’oro: le regalò alla figlia sottoforma di dote, permettendole di coronare il sogno di sposarsi. Nel giorno del matrimonio, la sposa adornò il capo con un ramo di fiori d’arancio: da quel momento la zagara diventa un simbolo beneaugurale che fa rima con sposalizio.

L’arancione è poi una delle tinte preferite dall’arte moderna. I pittori preraffaelliti come William Hunt, John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti, attivi nell’Inghilterra di metà Ottocento, ridefiniscono i canoni dell’era vittoriana con ritratti di fulgide figure femminili, le cui vesti e chiome sono spesso aranciate. Il movimento impressionista, invece, prende le mosse da Impression, soleil levant di Claude Monet (1872), dipinto in cui l’alba viene tratteggiata da una veloce, mirabile sequenza di pennellate arancio. Nel 1893, infine, il cielo infuocato de L’urlo di Edvard Munch veicola la disperazione e lo smarrimento dell’umanità.

L’energia del colore riverbera in diversi momenti della tradizione FILA. Pensiamo, ad esempio, alla tuta da sci con la quale Alberto Tomba vince la Coppa del Mondo nel 1995: un’armatura con dettagli in Carbon Kevlar per proteggere e soddisfare le necessità del corpo umano. Oppure alla bandiera olandese che ispira la divisa sfoggiata in pista da Sven Kramer, speed skater tra i più decorati nella storia olimpica. O ancora, infine, la 110th Anniversary Collection firmata nel 2021 da Katie Grand: la grandezza del marchio è celebrata, tra gli altri, da un maglione in lana arancione elettrico, ispirato all’eleganza senza tempo di WHITE ROCK.

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