COLOR PALETTE: IL GIALLO
Fino ad oggi abbiamo parlato di colori diffusi in natura, conosciuti, alla portata di tutti. Cosa succede, però, quando non abbiamo accesso ad alcune tonalità, perché legalmente registrate come fossero loghi? Semplice, non possiamo usarle. Nel caso del giallo può accadere in più occasioni, una delle più note è relativa al canarino tipico dei Post-It. Ad oggi i famosi foglietti adesivi sono disponibili in 28 varianti: la più nota e diffusa è però protetta da diritto d’autore – un dettaglio curioso, se pensiamo che nel 1974 fu scelta dall’azienda statunitense 3M per puro caso, per i primi test da effettuare con la colla.
Insieme a ciano e magenta, il giallo è il terzo colore primario. La sua natura calda (e l’associazione con il sole e la luce) fa sì che sia vicino a ideali di benessere, positività ed allegria. Inoltre, è naturalmente associato a un metallo, l’oro, che introduce un livello di preziosismo. Per la mitologia classica l’Età dell’oro è appunto un’epoca leggendaria, prospera, un tempo lontano in cui gli uomini convivono sulla Terra felicemente e in assenza di leggi.
La percezione del medesimo colore muta nel Medioevo, periodo in cui il giallo è associato a un succo gastrico, la bile, connesso all’invidia e alla collera. È giallo chi mente, chi fa il doppio gioco: nella Cappella degli Scrovegni di Padova (1303 – 1305), Giotto raffigura Giuda con una mantella dorata che non lascia spazio a fraintendimenti. Il pregiudizio sopravvive almeno fino alla grande peste del 1665-66, al termine della quale il desiderio di rinnovamento è grande, e le persone reclamano la voglia di vivere tornando a indossare vesti gialle.
La rinascita è testimoniata anche nelle arti: nelle correnti e nelle avanguardie antecedenti la Prima Guerra Mondiale – i Nabis, i Fauves, i cubisti, gli espressionisti – le tele sono luminose, a volte esplosive. Tale tendenza era stata anticipata da alcuni casi eccellenti, come Il Cristo giallo (1889) di Paul Gauguin e dalle opere dell’amico-nemico Vincent van Gogh, che amava questo colore al punto da renderlo protagonista di capolavori come I girasoli e La casa gialla, 1888. In tempi più recenti, impossibile non citare The Weather Project (2003) di Olafur Eliasson, che nella Turbine Hall della Tate Modern di Londra crea un sole artificiale capace di irradiare nuova luce in una città spesso grigia.
Il giallo ricorre anche nei look e negli sport più noti di casa FILA. Negli anni Settanta la tennista americana Andrea Jaeger è soprannominata ‘the bee’, l’ape, proprio i modernissimi completi gialloneri sfoggiati sul campo. Nel 1978 lo sciatore Ingemar Stenmark sale sul podio con un giubbotto corazzato SNOW TIME ispirato dal blu e dal giallo della bandiera della sua Svezia. Il 16 febbraio 1999, infine, il velista italiano Giovanni Soldini fa la storia in occasione della terza tappa dell’Around Alone, quando nel Pacifico Meridionale salva la vita della collega francese Isabelle Autissier. Indosso ha una tuta sailing FILA, il cui colore giallo, grazie al suo coraggio, oggi brilla nel nostro museo.
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