COLOR PALETTE: IL VERDE
È arrivato all’attenzione del pubblico nel 2007, ma la rivista InStyle l’ha presto eletto “l’abito più iconico della storia del cinema”. Parliamo del lungo vestito da sera verde che l’attrice inglese Keira Knightley sfoggia in una memorabile scena del film Espiazione, diretto da Joe Wright e tratto dall’omonimo romanzo di Ian McEwan. Jacqueline Durran, costumista candidata all’Oscar, era consapevole del ruolo che esso gioca nell’innamoramento dei due protagonisti, così ha progetteto una mise sofisticata, semplice solo in apparenza. Una lunga gonna smeraldo tagliata da uno spacco laterale e da uno strascico posteriore, che lascia la schiena scoperta per favorire i movimenti dell’attrice. Il look taglia i ponti con le rigidità della classe borghese degli anni Trenta (la storia si svolge nel 1935), ma anche con lo stile della casa di moda Paquin, diffusissima all’epoca.
Marco Belpoliti afferma che “il verde è dappertutto”. La Bibbia, ad esempio, lo cita già nel libro della Genesi, quando descrive l’Eden, il giardino abitato da Adamo ed Eva. Le pitture antiche, tuttavia, sono giallo-rossastre, e l’affermazione dei colori freddi è tardiva: nel vocabolario greco, solitamente ricchissimo, il termine più aderente è glaukos, usato in realtà per identificare anche il grigio, il blu, a volte persino il giallo e il marrone. I Romani mettono in luce un fattore importante: i pigmenti necessari per produrre il verde sono difficili da fissare sui tessuti. Bisognerà attendere Innocenzo III (1198-1216), che prima di diventare Papa scrive un trattato sui colori dei paramenti, identificandolo come ‘colore medio’.
Effettivamente, il Medioevo è l’era della sua ascesa: è una nuance decorosa, discreta, che simboleggia la primavera e la gioventù. Ma anche i draghi, i serpenti, le creature fantastiche e insidiose: da sempre il verde porta con sé dualismi, contraddizioni, aneddoti stravaganti. Come quello inerente la prima edizione del De animalibus insectis del naturalista Ulisse Aldrovandi (1602), conservata nella Cullman Library dello Smithsonian Institute. Un testo fondamentale per gli entomologi, passato alla storia (anche) per la copertina in pelle verde, impossibile da toccare perché impastata con l’arsenico. Un tentativo di omicidio? Certo che no! Come conferma la dottoressa Alexandra K. Newman, Post-Doctoral Fellow dello Smithsonian, trattare la superficie dei libri con il veleno è stata un’usanza in voga sino al ventesimo secolo, principalmente per proteggerli dai parassiti.
Unione di blu e giallo, il verde è presente nell’heritage FILA in più momenti. L’8 maggio 1978 Reinhold Messner giunge sulla cima del monte Everest insieme a Peter Habeler: indossa un maglione WHITE ROCK color prato, e lui stesso ha suggerito al brand quella nuance divenuta iconica. Nella medesima decade Evonne Goolagong Cawley domina i più campi da tennis più importanti, e lo fa con completi pastello passati alla storia. La sua eredità, anche cromatica, è raccolta anni dopo da Kim Clijsters: tra i numerosi look che ha portato al successo, amiamo particolarmente quello verde brillante sfoggiato in occasione della vittoria agli Australian Open 2011.
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