COLOR PALETTE: IL MARRONE

7 Agosto 2024

Nella scena di apertura de Le Iene (1992), film di debutto di Quentin Tarantino (che vi avevamo già citato qui:), il regista in persona prende la parola in un diner con un mitico monologo, in cui illustra quello che a suo avviso è il vero significato di Like A Virgin di Madonna. Considerati i contenuti non lo riporteremo in questa sede: è interessante, tuttavia, sapere che la popstar in persona, dopo il successo della pellicola, replicò personalmente. Inviò al regista una copia dell’album Erotica, con la dedica “comunque parla d’amore. Con affetto, Madonna”. Il nome del personaggio che Tarantino aveva scelto per sé? Mr. Brown.

Teoricamente, il marrone non è un colore (è difatti assente nelle ruote cromatiche), bensì una sfumatura, ottenuta dalla mescolanza dei tre primari ciano, magenta e giallo. A seconda delle dosi di ognuno si ottengono variazioni differenti, che vanno dal beige al sabbia, dall’ocra alla terra di Siena. È una tonalità diffusissima in natura, da sempre testimone della manualità dell’uomo: pensiamo ai buoi e ai cavalli raffigurati nelle grotte di Lascaux in Francia e di Altamira in Spagna, realizzati con le argille ed i pigmenti che la natura del Paleolitico offriva. Nella storia si lega ai ceti sociali umili: le tinte brillanti e variopinte sono costose, pertanto accessibili ai più abbienti. Le persone povere possono permettersi solo vesti colorate naturalmente, ergo brune. Con il tempo diviene un’autentica filosofia: nel Medioevo i frati francescani sfoggiano abiti marroni per testimoniare una condotta rigorosa e modesta. Lo stesso precetto, in area inglese, viene adottato dallo Statut’ de Victu et Vestitu del 1363, che impone ad artigiani e operai di indossare abiti ruggine in lana grezza.

Ad avviare il processo di nobilitazione ci pensa la storia dell’arte, che nel Rinascimento ‘adotta’ i toni marroni per fare emergere la luce nei grandi capolavori. Lo notiamo, ad esempio, in Leonardo da Vinci e nella versione de La vergine delle rocce (1483-86) conservata alla National Gallery di Londra, dove l’incarnato di Maria e il blu intenso della sua veste risaltano grazie a un elaborato contrappunto di bruni nello sfondo. Gli stessi toni intrigano anche il fiammingo Anton Van Dyck (1599-1641), primo pittore di corte nella storia inglese, che addirittura inventa una sfumatura – spesso chiamata terra di Cassel – da impiegare nelle sue tele.

Il calore del marrone è presente in più momenti della tradizione FILA: nelle discrete divise golf di fine anni Settanta, negli elaborati costumi da bagno anni Ottanta, nelle evoluzioni urban che conquistano i Novanta. Fino, ovviamente, alle interpretazioni più recenti, come i beige della Collezione Spring Summer 2019 di Josef Graesel e Antonino Ingrasciotta, o ancora la polo Borg, che nella versione 2021 firmata Katie Grand è castana, street style, irresistibile.

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