FILAPEDIA: EMANCIPAZIONE

18 Novembre 2024

Rieccoci su FILAPEDIA per parlare di emancipazione, il termine che indica i processi di liberazione di una classe sociale da oppressione e subalternità, con conseguente riconoscimento dei propri diritti. Una parola che abbiamo conosciuto soprattutto in relazione alla sfera femminile: fino a 150 anni fa circa alle donne non era consentito studiare, testimoniare in tribunale, ovviamente votare. Dalla fine del XIX secolo, però, movimenti organizzati hanno posto fine a un lungo giogo: le suffragette, ad esempio, hanno marciato in tutto al mondo per reclamare il potere di voto, le femministe sessantottine hanno lottato per la parità tra i sessi, mentre dal 2016 il #MeToo, nato a Hollywood, promuove una campagna globale di consapevolezza contro l’abuso.

La storia FILA, che riflette i cambiamenti sociali, può parlarci di emancipazione in più modi. Per esempio, attraverso la parabola di Evonne Goolagong Cawley, tennista che segna gli anni Settanta e i primi Ottanta, giocando sempre senza compromessi. Nata a Griffith, Australia, nel 1951, Goolagong Cawley cresce in una famiglia umile, numerosa e appartenente alla tribù aborigena Wiradjuri. La sua prima racchetta è ricavata da una cassetta della frutta: il suo talento, tuttavia, è troppo grande, e a soli 14 anni viene notata dal coach Vic Edwards, che comincia ad allenarla a Sidney. È l’inizio di una carriera sfavillante, che la impone come una campionessa aggraziata, disinvolta, poetica, per usare il termine con cui è appellata dalla Tennis Hall of Fame. Billie Jean King, sconfitta da Goolagong Cawley nel ’74 ai Virginia Slims Championship, dirà “giocava meravigliosamente, io la guardavo, e tutt’a un tratto mi ricordavo che dovevo colpire la palla”. Margaret Court, altra australiana eccellente, dichiara invece: “i suoi colpi erano imprevedibili, la palla tornava sempre indietro in mille direzioni diverse. Più colpivi forte, più lei apprezzava”.

In sedici anni, dal 1967 al 1983, Evonne Goolagong Cawley ha conquistato 68 titoli in singolare nell’era Open – alzando il trofeo nel 40% di tutti i tornei che ha giocato – e vinto oltre l’80% dei suoi match. Nel 1980, a Wimbledon, mentre Björn Borg gioca una finale al cardiopalma contro John McEnroe , lei scrive la storia: la sua vittoria contro Chris Evert è la prima di una mamma dal 1914. Un trionfo preceduto da una campagna stampa non sempre lusinghiera, ma della quale la tennista si è sempre fregata: “da giovane, vincere Wimbledon è sempre stato il mio sogno. Fu fantastico quando accadde nel 1971, ma ancora di più dopo aver dato alla luce Kelly. Provai una gioia profonda, quella gioia che provi quando sai di aver dato il massimo”. Evonne Goolagong Cawley è stata nominata MBE (Membro dell’Impero Britannico) nel 1972, introdotta nella Sport Australia Hall of Fame nel 1985 e nell’International Tennis Hall of Fame nel 1988.

“Ho alzato la voce: non in modo da poter urlare, ma per far sentire quelli senza voce. Non possiamo avere successo quando metà di noi rimane indietro” – Malala Yousafzai “Who runs the world? Girls” – Beyoncé

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