FILAPEDIA: RIVOLUZIONE

25 Ottobre 2024

Bentornati su FILAPEDIA! L’episodio di oggi può considerarsi un sequel di quello del mese scorso, dedicato al cambiamento. Sì, perché quando assistiamo al mutamento radicale di un ordine sociale nei suoi aspetti economici o politici abbiamo a che fare con un termine nuovo, ovvero rivoluzione.

Di rivoluzioni i libri di storia ce ne hanno insegnate diverse: quella francese, ad esempio, che tra il 1789 e il 1799 soverchia l’ancien régime (e il regno di Luigi XVI e di Maria Antonietta) in favore della repubblica. Quella industriale – comunemente divisa in prima e seconda – che tra il XVIII e il XIX secolo stravolge i concetti di lavoro e produttività moderni. Oppure quella pacifista del Mahatma Gandhi, che nella prima metà del Novecento promuove l’amore per il prossimo e la non violenza come precetti d’ispirazione per l’indipendenza dell’India.

Le rivoluzioni, però, possono compiersi anche in contesti sportivi, come ci insegna FILA. L’esempio lampante giunge dal 1976. In quel periodo il marchio biellese era già noto per aver stravolto diversi equilibri: i capi colorati anziché total white, la sponsorizzazione del guy next door Adriano Panatta, la scoperta di Björn Borg, astro nascente e ribelle.

Nel dicembre del 1976 l’Italia disputa la finale di Coppa Davis a Santiago del Cile, nel pieno della dittatura instaurata tre anni prima da Augusto Pinochet. Non solo: il match è previsto all’interno del famigerato Estadio Nacional, dove durante il giorno i dissidenti del regime vengono torturati. In Italia – specie dopo il ritiro dell’Unione Sovietica, che boicotta il torneo – il dibattito sulla partecipazione o meno all’evento è fervente. La decisione ultima viene lasciata alla Federazione Italiana Tennis, che decide di schierare la squadra capitanata da Nicola Pietrangeli e animata da Panatta e da Paolo Bertolucci, entrambi sponsorizzati da FILA. ‘Ascenzietto’ sa che è l’occasione giusta per mandare al mondo un segnale importante, così chiede al brand delle polo rosse da indossare in campo.
Per citare i giornali di allora, “non ci sono armi migliori delle racchette per abbattere le dittature”. È così: quando, il 19 dicembre 1976, Bertolucci e Panatta appaiono in campo sfoggiando il colore del sangue, della prevaricazione, ma anche del ricordo di chi aveva perso la vita per un ideale, nessuno rimane indifferente. Il gesto è così forte che nel corso della partita i due cambiano ben due magliette, e il Cile avanzerà formalmente richiesta di squalifica. Questi dettagli, tuttavia, non mutano il risultato finale: i cileni vengono sconfitti in quattro set, con un punteggio di 3-6, 6-2, 6-3, 9-7. È la prima Coppa Davis per l’Italia, rimarrà l’unica sino al 2023.

Si racconta che prima della fatidica discesa in campo il compagno di squadra Corrado Barazzutti abbia sussurrato a Panatta “non fare il matto come al solito, qua ci arrestano”. Ma le rivoluzioni, si sa, non si compiono senza un pizzico di follia.


Quando la dittatura è un dato di fatto, la rivoluzione diventa un diritto – Victor Hugo

You may say I’m a dreamer, but I’m not the only one – John Lennon

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