TRA LE PAGINE SPUNTÒ UN ORSO
Un uomo strano
Conoscevo un uomo strano.
Non ero il solo a conoscerlo, a dirla tutta: in città sapevano tutti chi fosse. Gli edicolanti, in particolare, lo incontravano ogni giorno, perché le sue mattine iniziavano con l’acquisto del giornale.
Non ne aveva uno favorito. Come hanno confermato i negozianti, l’importante era che riportasse le notizie, aggiornamenti da tutto il mondo. Il suo rituale prevedeva arrivare in edicola di buona lena, scegliere dall’espositore, pagare in contanti, scambiare qualche parola con chi passava di lì. Era mite, era gentile. Di lui si sa poco perché la sua indole lo portava, più che a raccontare di sé, ad ascoltare, a mettersi in osservazione di chi non conosceva e passava di lì.
Al termine dell’acquisto, il signore amava leggere su una panchina poco distante. Anche questo incuriosiva il paese: benché lasciasse poche tracce di sé, voleva – una parte di sé lo voleva, sicuramente – sapere che qualcuno l’osservasse. Che si prendesse cura di lui con lo sguardo, per pochi attimi.
Quello che colpiva chiunque riuscisse a trascorrere del tempo con lui era che non solo leggeva quei giornali avidamente, ma si lasciava davvero trasportare dalle parole. Lasciava segni in corrispondenza di tutto ciò che colpiva la sua attenzione, e di cose che l’attraevano ce n’erano, eccome!
Faceva orecchie e piccoli strappi sul bordo superiore delle pagine. Le notizie che più leggeva arrivavano dall’estero, da paesi stranieri che forse sognava di visitare. Si mormorava che per ragioni familiari non si fosse mai spostato da quel paese. Forse quelli per lui non erano giornali, erano cartine geografiche su cui segnare itinerari di viaggio.
Conoscevo un uomo strano.
Tutti noi l’abbiamo sempre definito così, almeno fino al giorno in cui non abbiamo più visto. Proprio così, da un giorno all’altro nessun passante, nessun edicolante, nessuno in paese ha più saputo niente di lui.
La notizia della sua sparizione si è diffusa presto, chiaro: le vendite dei quotidiani erano improvvisamente crollate!
Ma dov’è andato? Che fine avrà fatto? mormoravano le strade.
A un certo punto abbiamo avuto un’idea ovvia, ovvero di cercarlo nei pressi delle panchine sulle quali amava sedersi. Non l’abbiamo mai trovato. Nessuna traccia.
Nessuna a parte un giornale – forse l’ultimo che ha comprato, forse l’ultimo che ha letto. Un quotidiano con un listello di legno tra le pagine, un segnalibro a forma di orso bianco che poco c’entrava con l’immagine seriosa che l’uomo amava dare di sé.
Il rettangolo poggiava leggero non su una notizia, non su un reportage, ma su una grande immagine a colori. Era la pubblicità di una nave da crociera: una palma scossa dal vento in primo piano, l’oceano sullo sfondo, caratteri grandi colorati di rosso e di giallo.
Conoscevo un uomo strano, lo conoscevamo tutti.
Poi un giorno è partito, è andato alla scoperta del mare.