TRA LE PAGINE SPUNTÒ UN ORSO
Emma
La vita di Emma fu segnata dai libri sin dalla nascita: sua madre, immaginando per lei un futuro emancipato, decise di chiamarla come la protagonista dell’omonimo romanzo di Jane Austen. Da adolescente, quando si sentiva sola, preferiva la compagnia di un fumetto a quella dei compagni di scuola. Da adulta, infine, divenne bibliotecaria in università, diventando un punto di riferimento per chiunque facesse ricerca.
Al lavoro Emma amava ribadire il suo amore per la lettura in più modi e più volte al giorno. Al desk aveva appeso un poster con la scritta Leggere può creare indipendenza: sperava sempre venisse notato e incoraggiasse il dibattito, ma la maggior parte delle volte passava inosservato. Forse perché – diciamolo – la sua era una vera ossessione! Parlare di film, ad esempio, era impossibile: Emma era fermamente convinta che la versione letteraria superasse sempre l’originale. Farle un regalo era semplice, direte voi? Tutt’altro! Benché leggesse di continuo, era dura intercettare i suoi gusti, e se per errore le regalavi il libro sbagliato venivi trafitto da uno sguardo di disappunto.
Per questa e molte altre ragioni, la ragazza trascorreva molto tempo da sola, allietata unicamente dal profumo delle parole su carta stampata.
Un giorno Emma dovette fermarsi in biblioteca fino a tardi, per terminare di catalogare dei volumi. Quando terminò era rimasta sola, il sole era calato da un pezzo, e la luce al neon gravava sui suoi occhi stanchi. Mentre avviava le procedure di chiusura, già pensava a quale romanzo le avrebbe tenuto compagnia nella vasca da bagno.
“Un altro libro? Ma basta!”
Emma sussultò. Di chi era quella voce?
“Chi è là?” esclamò.
Era quasi certa di essere rimasta da sola, ma poteva essersi sbagliata. Iniziò ad aggirarsi guardinga, cercando intorno a sé qualcosa con cui proteggersi. “Accidenti, a quest’ora se ne sarà andato via pure il custode…” Afferrò un tomo dalla copertina in cuoio e metallo, unico oggetto vagamente pericoloso nei paraggi.
Emma allungò la testa oltre l’ultima fila di scaffali, ma non vide nessuno: eppure quella voce sembrava così reale… Ad un certo punto, però, osservò con maggiore attenzione, e notò che uno dei tomi esposti irradiava luce.
“Ma che succede?” Con tutto il coraggio di cui era in possesso l’agguantò, cercando immediatamente l’origine di quel calore. La pagina era indicata da un bizzarro segnalibro in legno a forma di orso, il cui suo sorriso illuminava una frase nel testo:
Non esiste nessuno a cui piaccia la solitudine. È solo che odio le delusioni.
Era un romanzo di Murakami Haruki, Norwegian Wood. “Che buffo” , pensò la ragazza “è conosciutissimo, ma non l’ho mai letto”. La tentazione fu quella di metterlo in borsa per iniziarlo in serata. Poi Emma rifletté. Non sapeva bene cosa stesse succedendo, ma quelle parole non potevano essere casuali. È forse vero che i libri rappresentavano una bella alternativa alla realtà, ma non potevano di certo essere l’unica. Non potevano sostituirsi alla vita.
Emma spense le luci, dopodiché prese il cellulare per chiamare Vittoria, che vedeva tutti i giorni al lavoro ma con la quale, per diversi motivi, non parlava mai.
“Vittoria? Sì, sono io, Emma! No, no, non ho sbagliato numero…mi chiedevo se avessi impegni per cena, ecco!”
Chiuse la porta della biblioteca dietro di sé. Il romanzo di Haruki rimase sul tavolo.