SU LA MASCHERA!

8 Febbraio 2023

‘Indossare una maschera’ non è solo un’azione fisica: nel linguaggio comune, tale espressione indica un moto di nascondimento morale. Di contro, ‘gettare la maschera’ è una resa, il disvelamento di qualcosa tenuto segreto fino a quel momento. “Ti conosco, mascherina!” è infine un’esclamazione scherzosa, confidenziale, che a partire dall’omonimo film di Eduardo De Filippo (1943) ispira il panorama musicale nostrano, da Mina ai Litfiba.

Abbiamo tracce di manufatti costruiti per coprire il volto umano o parte di esso già in era preistorica: essi si legavano ad occasioni magico-rituali, funerarie o ad azioni belliche. Lo sviluppo delle arti, in questo racconto, è cruciale, basta pensare alla funzione sociale del teatro nell’antica Grecia per comprenderlo. Tespi, il primo importante tragediografo, già intorno al 530 a.C.fa indossare agli interpreti strutture che esagerano la mimica facciale e fungono da cassa di risonanza acustica, consentendo al pubblico di percepire al meglio le emozioni portate sul palco.

Nel corso del Medioevo viene aggiunto un ulteriore tassello. A Venezia, durante le pestilenze, i medici indossano una maschera con un lungo naso riempito di spezie, per proteggersi sia dai miasmi emanati dai corpi che per difendersi dall’inalazione dell’aria: è la cosiddetta ‘maschera dello speziale’. A partire dal XVII secolo la città veneta diventa la Serenissima, e nel suo fulgore di repubblica marinara istituisce tradizioni pagane passate alla storia come il Carnevale. Durante le celebrazioni di quest’ultimo la maschera, ormai feticcio lussuoso, agevola la diffusione di un teatro sempre più raffinato. Durante le parate, a volto coperto, i cittadini possono anche burlarsi del doge, la figura politica più in vista.

Il valore simbolico della maschera si raffina e stratifica grazie ai Maestri dell’arte moderna e contemporanea. Per il surrealista René Magritte il viso dell’uomo è perennemente occultato da drappi, bombette, enigmatiche mele verdi. Nel capolavoro L’urlo (1893–1910), invece, Edvard Munch cristallizza in un volto scarnificato e attonito la più completa espressione delle inquietudini del suo tempo. Pablo Picasso si rifà ai mascheroni africani per delineare gli spigoli dei ritratti cubisti. Giorgio de Chirico, padre della Metafisica, ridisegna l’uomo sottoforma di manichino, e privandolo di espressività si allinea alle teorie psicanalitiche della sua epoca.

Venerdì 10 febbraio, in museo, faremo tesoro di queste narrazioni per uno speciale evento carnevalesco, Su la maschera! L’attività, rivolta ai nostri più piccoli visitatori, si focalizzerà sui look storici di FILA Sport e sul concetto di divisa come indumento identitario. Tutto ciò confluirà appunto in coloratissime maschere, che ogni partecipante disegnerà, colorerà e indosserà ispirandosi alle campionesse e ai campioni della tradizione del marchio. Sarà un’occasione per assistere ad una parata unica al mondo, che vedrà l’estetica dell’era Messner abbinata alle righe glamour delle polo Borg…insomma, un Carnevale al quale non si può mancare!

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